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Intrecci preziosi: la filigrana sarda

Come nella maggior parte delle culture i gioielli, da noi chiamati Is Prendas, hanno un enorme valore storico e culturale oltre che mistico.  Nei tempi antichi il gioiello era una forma di connessione tra l’uomo e gli dei, per invocarne la grazia o per esorcizzare le forze del male. Le occasioni in vita per ricevere o donare un gioiello erano tante, dalla nascita, ma anche il defunto aveva un suo corredo di oggetti preziosi che garantiva la custodia del corpo e la rinascita alla vita. La leggenda dice venissero “tessuti” dalle janas, le fate sarde, durante le notti di luna piena. E perché tessuti vi chiederete? Perché Is prendas erano e sono ancora realizzati in filigrana ovvero in fili sottilissimi di oro o argento (0,25 mm) intrecciati ad arte assieme a minuscole sfere, i grani.

La tecnica di lavorazione è diffusa in tutta l’isola, e ogni gioiello ha una sua storia e un suo significato. Come tutte le cose del passato doveva essere donato e indossato in base alle età, status sociale e occasione, secondo il rigido codice non verbale di comportamento del mondo agropastorale che caratterizza da sempre l’isola. Per quanto riguarda le origini di questa tecnica orafa si può risalire fino al 2500 a.C. durante la primavera della civiltà Medio Orientale.

Passando per la civiltà minoica e della Grecia continentale si arriva alle prime crociate quando questa tecnica viene utilizzata per impreziosire arredi e monili sacri. In tutto il Mediterraneo dal 1800 la filigrana si afferma, e viene esportata in Europa e in America.

Oggi durante le feste, donne e uomini fanno sfoggio dei loro preziosi che si tramandano da generazioni. Uno dei più rappresentativi è “Su Buttoni”, il bottone, a doppia calotta con incastonata una pietra preziosa, solitamente corallo, turchese, rubino o smeraldo. La forma ricorda e celebra i seni femminili e rappresenta la fertilità e l’abbondanza.

Su Kokku” invece è un amuleto caratterizzato da una sfera di colore nero legato in argento a formare un ciondolo che ha lo scopo di proteggere il bambino dal malocchio, si appende agli abiti o alle culle. La sfera può essere di diversi materiali, mentre le catenelle sono sempre in argento e non in oro perché quest’ultimo avrebbe il potere di annullare la carica magica della pietra .

S’Ispilla, la spilla, in lamina e filigrana d’oro, è fissata al copricapo, allo scialle o sul petto.

Altro gioiello tipico è l’anello realizzato sia in oro che in argento, con incastonato un cammeo.

Sa cannacca“, è una collana formata da grosse sfere in oro composte da due calotte semisferiche in lamina d’oro sottilissima e saldate tra loro.”Sa Broscia” e “Su Medaglioni” viene indossato come pendente su un nastro di velluto oppure  inserito in  “sa cannacca”.

Infine, ma non ultima la “Fede Sarda” veniva regalata dall’uomo alla sua amata e veniva indossata nell’anulare sinistro dove poteva accarezzare la vena che porta diritta al cuore. L’anello veniva fatta realizzare dalle fate, Janas, che, nell’intrecciare il filo d’oro creavano un incantesimo che legava per sempre l’uomo alla sua donna. Le piccolissime sfere di cui è tempestata simboleggiano i chicchi di grano della spiga icona da sempre di buon auspicio e prosperità per un amore che stava nascendo. Ancora oggi la Fede Sarda è considerata un dono prezioso, ricco di significato e ogni la donna che ne riceve uno deve sentirsi onorata!

Grazie per la foto de Is Buttones nell’abito tradizionale di Ittiri scattata da @cristian_simula di Nuoro

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